Il Bardo del Discepolo | Disciple’s Bard
Decisi: “voglio cercare di fare qualcosa che sia utile non solo a me, ma anche ai miei compagni di viaggio”. Senza nessuna idea precostituita mi misi a meditare e l’idea nacque così, dolcemente e dal silenzio.
Anche il titolo “Non Angelo ma umana creatura. Alato è chiunque crede” mi venne dagli stessi stati di pacifico
ascolto ed è riportata nella parte bassa centrale del quadro: è un inno alla Fede, un incitamento alla “giusta direzione”.
Ci sono voluti tre mesi per realizzare questo quadro, ma solo verso la fine della sua esecuzione mi resi conto di un significato che l’attraversava dandone una lettura a me prima sconosciuta.
I vestiti, drappi o mantelli che siano, rappresentano la nostra personalità in relazione alla Luce che arriva dal passaggio iniziatico aperto tra le stelle (tra queste ho riprodotto Sirio e le Pleiadi). Queste vesti sono tanto più flou e trasparenti quanto più sono “toccate” dalla Luce. Quando sono lontane da essa sono grezze e screziate, ma appena la Luce le sfiora diventano morbide, omogenee e trasparenti. Anche la veste dell’Aspirante, prossima al “passaggio”, attraversando l’intero quadro vive queste diverse realtà: il suo cammino è fatto di antichi retaggi che lo rendono uguale agli altri personaggi, viene dal buio e non è esente da fatiche e impedimenti. Nel procedere verso la Luce si libera di nodi ed indugi.
La “Buona Volontà” l’aiuta, nella parte centrale del quadro, a superare un ostacolo che ancora ne tratterrebbe l’avanzare.
La testa dei personaggi è più o meno scoperta in relazione alla stessa Luce. Solo chi è compiutamente “a capo scoperto” può accingersi a varcare la soglia del passaggio.
Se la veste è la personalità, essere “a capo scoperto” vuol dire vivere nell’impersonalità.
Il personaggio a sinistra ha la testa completamente coperta: rifiuta la Luce guardando addirittura dalla parte apposta. La “Buona Volontà” ha invece il capo parzialmente scoperto: collabora altruisticamente al cammino di una sua sorella, ma non ne vede la meta, quel “passaggio” che, prima o poi, sarà anche il suo. Un secondo Aspirante è vicino al “passaggio”. è anch’esso a capo scoperto, ma ha un ultimo indugio, si ripara con la mano dalla Luce che in quel momento è ancora per lui insopportabile: dovrà aspettare di dissolvere l’annebbiamento della presunzione.
Nell’angolo in basso a destra, quasi irriconoscibile, si rannicchia un’altra figura: l’ignavo, la figura più brutta e meno
dignitosa di tutte, rinchiusa nel peso del “poter fare ma non fare”.
Il “passaggio” dorato, vorrebbe tradurre una radiosità ancora celata. Non altro colore potrebbe rappresentarla.
Oro, solo oro.
E se attraversassi questo “passaggio” e mi voltassi, cosa vedrei? Nasce così il secondo quadro “In Geometria IO vedo,
sorrido e creo” che è esattamente il retro del primo, stesso “passaggio”, stesso Aspirante sulla soglia ma altre creature e altro “vedere”. è la stessa scena vista “dall’altra parte”.
La Geometria ha sottilmente ispirato e facilitato la trama di questa secondo quadro costruito su precisi rapporti numerici: la porzione del grande mandala su base del numero 3, la posizione delle tre entità che favoriscono il passaggio hanno i cuori posizionati ciascuno al vertice di un comune triangolo equilatero, vari simboli esoterici (enneagramma, spirale aurea, tetraktis, vesica piscis, alfa-omega, ottagono, ecc.) sono posti a coronamento della porzione del mandala.
Anche in questo caso il titolo-frase è venuto da specifica ispirazione e scritto per esteso in basso nel quadro.
I decided: “ I want to make something that is worthwhile not just to me, but also to my travelling companions”. Without any preconceived idea I started meditating and the idea was born in this way, gently and silently.
The title: “Not angel but human creature. Winged is whoever believes” came from the same sensation of peaceful listening and it is shown is the lower central part of the painting: it is a ode to Faith, an incitement to the “right direction”.
Three months passed to realize this picture, but just towards the end of its execution I realized that it had a meaning that was crossing it, giving it a new interpretation previously unknown.
Dresses, clothes or cloaks represent our personality related to the Light that come forth the passage of initiation open up trough the stars (among these I’ve included Sirius and the Pleiades).
Those clothes become more fluorescent and transparent when they are “touched” by the Light. When they are far away from it, they are rough and mottled, but when the Light touches them they become soft, homogeneous and clear. The dress of the Aspirant, ready to “pass”, lives these different realities crossing the all picture: his path has been made by ancient heritage that makes it equal to the other characters, he comes from the darkness and it is not free from efforts and obstacles. Along the path to the Light he gets rid of hitches and hesitations. The “Good Will” helps him, as you use in the central part of the painting, to overcome an obstacle that otherwise would have kept his progresses.
The head of the characters is more or less uncovered in relation to the Light itself. Only who has an “uncovered head” can get ready to cross the threshold. If the clothes are matched with personality, to have the “uncovered head” means living in the impersonality. The character on the left has his head fully covered: he refuses the Light even looking at the other side. The “Good Will” has a partially uncovered head: it selflessly cooperates to its sister’s path without seeing the destination: the “passage line” that sooner or later he/she/it will reach. Another Aspirant is close to the “passage”. He has an uncovered head but he has one last hesitation, he protects himself from the still unsustainable Light with a hand. He needs to wait until the fog of the presumption dissolves.
In the lower right corner, almost not recognizable, someone is crouched: the indolent, the worst and the less dignified of all. He is confined in the burden of “can do but do not”.
The golden “passage” means the radiance still hidden. No other colour could represent it. Gold, just gold.
If I would have crossed this “passage line” and turned, what would I see? This is how the second painting was born “In Geometry I see, smile and create” which is exactly the rear of the first work. There is the same “passage”, same Aspirant on the threshold but other creatures and something else to “see”. This is the same scene seen from the “other part”. Geometry has slightly inspired and helped the plot of this second picture built on precise numerical relationships: the portion of the great mandala is on the basis of number 3. The three entities that facilitate the
passage have the hearts located at each vertex of a common equilateral triangle, various esoteric symbols are placed to crown the mandala’s portion (enneagram, golden spiral, tetraktis, vesica piscis, alpha-omega, octagon, etc.)
Even in this case the title-phrase came from a specific inspiration and it is written in full in the bottom of the picture.
Gianfranco